Quasi la quadratura del cerchio: mettere insieme succosità del fruttino, distensione di beva e freschezza in rilievo eppure anche morbidezza, mica facile.
Eppure alla Cantina di Caldaro ci sono riusciti con questa schiava di bellissima bevibilità (credo ci sia dentro anche un pelino di lagrein). Ah, cosa sanno fare, oggi, con queste loro vernatsch in Alto Adige!
C’è continuità esemplare fra naso e bocca per quel che riguarda quel piccolo frutto, quella bacca di sottobosco che t’avvince. E c’è leggerissima vena valsamica, di fiori di montagna, direi, rinfrescanti.
Al palato, ecco che ti sorprende - e t’intriga - la curiosa, inusuale alternanza fra scatto acido e setosità materica, sensazioni che potrebbero sembrare in contrasto, e invece, in questo loro succedersi, porgono equilibrio. Ecco, è forse il contrasto ben calibrato che rende armonico il sorso. Ed elegante.
Vino che t’invita al nuovo bicchiere.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
26 novembre 2007
domenica 3 febbraio 2008
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