Un Bardolino un po’ rustico, magari old fashioned. Ma è un Bardolino, vivaddìo, con tutti i crismi: scolastico, direi, didattico. A partire dalla bevibilità, nel senso che ci finisci la bottiglia, a tavola, con un vinello del genere. Senza pretese, certo, ma anche senza grilli per la testa.
Il Broi era il «vecchio» Bardolino Superiore di Gianni (prima) e di Valentino (poi) Lonardi, pater et filius, sulle colline bardolinesi. Poi, con l’annata del 2001, venne il disciplinare della docg del «nuovo» Bardolino Superiore e i Lonardi dovettero scegliere: il Broi fu così «declassato» (si fa per dire) al rango di Bardolino doc e alla docg vennero destinate altre vigne. Ma oggi occorrerebbe rifletterci se invece non fosse quella del Broi e di altri vini simili la scelta da seguire, piuttosto, per la docg. Vabbé, sono questioni da trattare in altra sede.
Per ora lasciatemi dire che se cercate un’espressione bardolinista così tradizionale che più tradizionale non si può, questo è un rosso da tenere a mente. Che poi rosso non è, ma rubino scarico, com’è tipico dei vini rivieraschi non palestrati. E al naso ha vene erbaceo-minerali che s’innestano nei toni vinosi e sui ricordi di lampone e ciliegia. E la bocca è anch’essa fra il vinoso e il fruttato, ed ha freschezza piacevole. Ed è freschezza che dà discreta longevità, ché quest’è Bardolino che i tre anni in bottiglia li sostiene in scioltezza.
Due lieti faccini :-) :-)
9 dicembre 2006
domenica 3 febbraio 2008
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