Questa è la storia di un vino che non c’è più e mai più ci sarà. Ed è – era – un bel vino. Sacrificato sull’altare della sperimentazione, per farne nascere uno ancora più importante.
Il vino in questione è I Mischi, un taglio di corvina con poco cabernet e merlot. Figlio di rese bassissime in vigna, attorno ai sessanta quintali per ettaro. Avrebbe potuto chiamarsi Bardolino o forse anche Bardolino Superiore. Anzi, l’ho detto assaggiandolo la prima volta e ora ribevendolo con un po’ di rimpianto (ma ne ho ancora due bottiglie, ed è una fortuna): questo è un esempio di com’avrebbe potuto essere il Bardolino Superiore docg.
Viene dall’annata 2003, calda, caldissima. Ed ha oggi frutto dolcissimo e integro e piacevole e intrigante: amarena in modo particolare, e ciliegia, e una vena speziatina ch’è tipica della corvina veronese, e un che d’erbaceo – e fors’anche officinale – che ne fa ancora più elegante il bouquet. La bocca corrisponde, decisamente, e si propone succosa di frutto eppure anche fresca e bevibilissima. Bel vino, bel vino.
Lo fa – l’ha fatto – Giovanna Tantini, giovane produttrice castelnovese dall’idee chiare su come valorizzare le corvine d’entroterra gardesano. E non lo farà più perché al posto dei Mischi è nato l’Ettore, che viene dalla stessa vigna, ma fa un appassimento sperimentale, direttamente in pianta, mediante taglio del tralcio, e poi un’altra settimana in cassettina. Ed è buono anche l’Ettore, ma questa è un’altra storia, che magari prima o poi racconterò.
Intanto, lode ai Mischi, passaggio, transizione, eppure importante per quel che ci ha raccontato. Da serbarne il ricordo nel palato e nella mente.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
12 agosto 2006
domenica 3 febbraio 2008
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