Onestamente, non avrei mai pensato che un giorno mi sarei messo a bere e recensire un Recioto della Valpolicella in versione spumante. Primo perché è una tipologia ormai pressoché estinta. Secondo perché non ritenevo potesse comunque essere degna di nota l’interpretazione con le bollicine del dolce rosso passito valpolicellese. E invece ecco la prova che aveva ragione James Bond: «Mai dire mai» (era lui, vero?). E insomma che comunque i pregiudizi occorre metterli sempre da parte.
Detto questo, ebbene sì, l’ammetto, questo Recioto spumante della Cantina sociale valpolicellese di Negrar, un Vqprd dolce come dice l’etichetta, dove non si cita invero la parola «spumante», l’ho bevuto volentieri.
Per carità: reputo il Recioto altra cosa per grazia e insieme complessità (e la versione ferma dei Vigneti di Moron della stessa Cantina è in genere da applauso a scen’aperta), ma questo spumantello rosso violaceo va giù con spensierata nonchalance. Davvero.
Ecco, all’olfatto è un po’ verde - e del resto, ovvio, mica ci si può permettere di spumantizzare i Recioto fuoriclasse -, ma ha frutto appassito e mallo di noce (vene) e fiore macerato (cenni) e spezia (pepe) e buon equilibrio e carbonica misurata e finale non lunghissimo, ma ben delineato. Insomma, un’onestissima chicca. Che consiglio di provare, senza pregiudizio, per capire un’altra anima del variegato mondo valpolicellese. Un’anima ormai pressoché solitaria: il Recioto spumante è davvero relegato a numeri piccoli piccoli. Una rarità. Da tutelare. E ben fa la Cantina sociale a tutelarla. Assolvendo con questo anche a compiti per così dire sociali, istituzionali.
Un lieto faccino e quasi due :-)
7 aprile 2007
domenica 3 febbraio 2008
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