Miseria, adesso sono in crisi. Perché per me il nome dei Prà da Monteforte d’Alpone è sempre stato legato al Monte Grande, che da qualch’anno reputo Soave da favola. E invece adesso mi tocca dividere il giudizio col loro nuovo bianco soavista, lo Staforte, che ho bevuto in anteprima a Vinitaly. Vino, questo, fatto in acciaio. Splendido vino, sottolineo, fatto nell’acciaio, alla buon’ora. Uno di quei bianchi che piacciono a me. Ché mi piace sì il bianco nel legno, s’è moderato e mai sopra le righe (come il Monte Grande, appunto), ma adoro, quand’è fatto bene, la tensione del bianco italico nel metallo.
Il 2004 è la prima, primissima annata del new Soave Classico Staforte. Ed è stata grand’annata per i bianchi di Monteforte & Soave, ricordatelo: roba che potete anche metterli in cantina e lasciarli lì anni et annorum, solo resistendo alla tentazione d’aprirli prima.
Dunque, lo Staforte. Ha naso ancora chiuso, ovvio, ma già fine di vene floreali e di note minerali, com’è tipico della zona. Eppoi l’incanto del palato: potente e nervoso e grasso e fresco anche e per questo equilibratissimo. Un gioiellino dalla mineralità a tutto tondo sopra ad un frutto ben delineato ed anzi pieno e polposo.
Vien fatto tutto con la garganega selezionata nei vigneti. Fa lungo batonage (sei mesi) cavando fuori tutto quanto l’uva aveva incamerato. E quel tutto è tanto, tanto davvero.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
15 aprile 2006
domenica 3 febbraio 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento