Di rosa il Moscato Rosa che si fa in Trentino ci ha solo il nome. Ché è invece rosso cupo, con l’unghia porporina. E ne ho bevuto l’annata 2004 nell’interpretazione che ne danno i Battistotti a Nomi. Trovandolo d’interesse e piacevolezza, ancorché servito al ristorante al momento del dessert, mentr’invece questo vino dolce è forse d’aperitivo o da beva fuori mensa. Ma è l’eterna disputa sui passiti, che durerà finché ci saranno passati: essendo dolci, te li servono col dolce, of course. E non tutt’i vini, però, si prestano, e anzi finiscono coll’esserne penalizzati. Ma ci tornerò, magari, in argomento.
Dicevo del colore. Cupo, cupissimo, eppure anche brillante sull’orlo.
E poi l’olfatto, che è intrigante assai, colla mora e la prugna stramature, e anche la fragolina però, e tanta spezia (cannella, chiodo di garofano, cardamomo, pepe) e cenni, quasi, di buccia candita d’arancia, e la nocciola e anche, in fondo, di cioccolato amaro. Gran bel naso. Che mi ricorda, per certi versi, i Rivesaltes rouge.
Ora, il palato. Buono, anche se di complessità minore. Fors’è un po’ chiuso dal tannino. Di bella soddisfazione comunque, con quel frutto carnoso e la dolcezza (abbastanza) misurata.
Se vi capita, provatelo: una rarità.
Due lieti faccini :-) :-)
7 ottobre 2006
domenica 3 febbraio 2008
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