Ecco, questo è un vino che non mi aspettavo. E che mi piace, appunto, inaspettatamente. E che mi fa pensare.
È una corvina veronese che viene dalla zona di Custoza, terra bardolinista. Ma il vino, rosso, è igt. Fuori doc. Ché la doc del Bardolino non ammette pura e sola corvina, ed è appunto questo che mi dà da pensare. Nel senso che sì, son d’accordo, è bene salvare l’uvaggio tradizionale, e dunque anche la rondinella, e la molinara, e magari la negrara, la rossara. Ma mica dappertutto le uve vengon tutte buone, e alcune terre son più vocate per la corvina sola, ed è un peccato che non la si possa imbottigliare come Bardolino, ché e i risultati son come questo Campo Massimo d’Albino Piona, be’, mi viene il dubbio che siano occasioni perdute per il Bardolino. E che anzi l’occasione perduta sia stato il Superiore del Bardolino, che è a mezza strada fra il Bardolino e il Valpolicella, e dunque - accusano molti - né carne, né pesce. E invece poteva esser ben altra cosa, magari esaltando il terroir e l’uva d’eccellenza, che è la corvina, appunto.
Il vino, adesso. Che è Bardolino in pectore, sissignori, ché del rosso bardolinista ha la fragranza e la beva. Ed è corvina autentica, ché della corvina ha la spezia e la ciliegia e la mora. Al naso e in bocca. Ed è succoso e gratificante sulla mensa e di bella persistenza al palato e per nulla invadente nel tannino, che è ben modulato, o nell’acidità, che è calibrata, e nella speziatura pepata, che è intrigante, ma ben integrata. Ed ha eleganza senza voler essere bottiglia «da degustazione», ma piuttosto da tavola autentica.
Che dire di più, se non che ci si deve riflettere, in zona, su vini di questa tipologia? Riflettere positivamente, intendo.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
25 marzo 2008
mercoledì 26 marzo 2008
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